IL SOLITO MONTALBANO Riflessioni di lettura su Un covo di vipere di Andrea Camilleri

IL SOLITO MONTALBANO

Riflessioni di lettura su Un covo di vipere di Andrea Camilleri

Alphonse Doria

La lettura dei romanzi gialli del commissario Montalbano si presenta, di solito, divertente e veloce. Così è stato con Un covo di vipere di Andrea Camilleri pubblicato dalla Sellerio di Palermo nel giugno del 2013. Io l’ho acquistato tramite le offerte del Club dei lettori, a prezzo vicino al gratis, quindi impacchettato stesso con il cellofan me lo misi in valigia e così è toccato il suo turno. Quindi questa edizione è del maggio 2014 per la Mondadori di Milano.

Il tema trattato è l’incesto e soprattutto la mostruosità che può contenere in seno una famiglia tradizionale. Da ciò il titolo “Un covo di vipere”, questo per il politicamente corretto, che personalmente detesto.

La struttura mi è sembrata simile al serial televisivo “tenente Colombo”. Più consimile ad un anti giallo che ad un giallo vero proprio. Si sa l’assassino si deve scoprire il movente. Dalle prime pagine si legge chiaramente chi sono i colpevoli.

Per il mio modo di vedere, mi è sembrato poco credibile il personaggio del Barletta Cosimo, che ricattava ed otteneva tutte queste relazioni con giovani donne, pronto ad infilzare con il suo coso chiunque non risparmiando nessuno, proprio nessuno. Insomma una vera esagerazione. Inoltre si ci può anche ammalare di sesso, ma una persona malata non ha la lucidità razionale e relazionale di compiere e sostenere una vita da uomo di affari con spregiudicatezza.

Il signor Pace (emblematico il nome) a pagina131 non solo riesce a perdonare al Barletta ma anche prova pietà per la sua malattia di avere e volere sempre di più. Questo concetto fondamentale del Vangelo viene ben chiarito dal Camilleri, forse resti di un suo giovanile cattolicesimo. Mi è piaciuto quel suo: “oltre il perdono”.

Ad un certo punto della nostra evoluzione di umani si cerca di giustificare con la parola “amore” senza né definizione e concretizzazione ogni forma di deviazione. Camilleri nelle ultime pagine di questo libro, tenta, a mio avviso, non riuscendoci, di giustificare la pedofilia e l’incesto con questa tappa “amore”. Per conto mio la passione sessuale ha una corsia a senso unico, mentre l’amore è un’autostrada con molte corsie ed ognuna rispetta il proprio senso.

Non mi è piaciuto il giudizio a pagina 145 che la vita di un vagabondo è “inutile”, perché nessuna vita ne umana ne animale, vegetale, minerale è inutile in quanto esiste a parità di diritto di questo Mondo. L’attività e la necessità altrui è solo qualcosa di marxista e n0on di esistenziale.

Nella copertina alla fine viene riportato un giudizio di Antonio D’Orrico: “Questo né uno dei migliori Montalbano della nostra vita. Il voto è il solito Dieci e lode (periodico)”. Mi permetto di dire che non è sicuramente il migliore, ma è il solito Montalbano.

Vale sempre la pena leggere un Montalbano, perché il divertimento è sempre assicurato.

Nota:

1 – Pagina 165 nel racconto viene citato di nuovo Siculiana: “(…) trattoria a ripa di mari tra Montereale e Sicudiana”.

2 – Pagina 54. “Interessa l’articolo, sior?” spiò col tono di un venditori ambulanti” Direi “venditore di piazza, oppure di un piazzista”.

3 – Pagina 23: “(…) la burocrazia di tutto il munno certamenti stava contribuendo alla fini del medesimo (…). Quindi la burocrazia si potiva paragonari a un universo carzarario, a na speci di immenso campo di concentramento. Ecco pirchì un vero rivoluzionario come Che Guevara ce l’aviva avuta con la burocrazia!”.

 



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