Almanaccu Sicilianu – Giugnu

La copertina

(Nel Guzzi avevano occupato posto: Pippo Amato alla guida; nel cassone: il Comandante, Giuseppe Lo Giudice diciottenne studente di V ginnasio, Nino Velis, Armando Romano e Carmelo Rosano. Indossavano la divisa cachi e il fazzoletto al collo giallo rosso.– disegno di Antonio Pacenzia)

Il 16 giugno del 1945 Canepa era andato a prelevare il motofurgone tra Bronte e Cesarò, custodito in un garage del farmacista Schifani, ma come spesso capitava a quella carcassa, un guasto impedì la partenza notturna. Pippo e Nino Velis riescono a ripararlo, così alla fatidica alba del 17 giugno il meglio degli uomini dell’Evis parte per Francavilla. Nel Guzzi avevano occupato posto: Pippo Amato alla guida; nel cassone: il Comandante, Giuseppe Lo Giudice diciottenne studente di V ginnasio, Nino Velis, Armando Romano e Carmelo Rosano. Indossavano la divisa cachi e il fazzoletto al collo giallo rosso. Con se avevano un vero arsenale: mitra, pistole e bombe a mano.Il mezzo arrancava per la strada con un rumore assordante visto che la marmitta era rotta. Era di domenica, il ventiduesimo compleanno di Rosano da studente universitario laureando a guerrigliero su quel mezzo sconquassato insieme con altri uomini puri di cuore accomunati nella lotta mettendo in gioco il loro destino. Il gruppo si accorge di un posto di blocco dei carabinieri nei pressi di “Murazzo rotto”. Non appena i carabinieri intimarono l’alt, Pippo Amato per ordine del Comandante incominciò a rallentare. Nino Velis saltò dal cassone e fuggì dileguandosi per le campagne. Il Guzzi si era quasi fermato, quando partirono una serie di colpi da diverse direzioni, appena Rosano e Canepa erano riusciti ad impugnare i mitra e a sparare qualche raffica, colpendo qualcuno di loro ma i colpi li hanno sopraffatti. Il maresciallo ha afferrato per un braccio Giuseppe Lo Giudice e lo tirò giù dal cassone. In quel rumore assordante del Guzzi solo Pippo era rimasto indenne, si accorse che ero rimasto solo Rosano, ferito gravemente e corse disperatamente per l’ospedale di Randazzo, l’affidà a dei contadini e si dileguò. Dopo poco arrivarono i carabinieri, riuscendo a sfuggire solo per pochi minuti. Canepa fu trasportato in un carretto, sarebbe bastato un minimo soccorso come un laccio emostatico alla coscia e fosse rimasto in vita. Il medico dell’ospedale di Randazzo era un certo Paolo Mannino, che non si degnò di fare il suo dovere sui feriti pensando che erano dei banditi. Come se per un medico la vita umana avesse distinzioni di sorta. Tanto fu trascurato, che non si accorse che Nando Romano era ancora vivo e lo fece avviare al camposanto di Giarre. Per la solerzia del custode del cimitero, Isidoro Privitera, non fu sepolto vivo. Il dottor Mannino era un fervente indipendentista e sapeva dei contrasti che gli evisti avevano avuto con i banditi, anche la gente comune era continuamente taglieggiata e subiva la loro violenza, per questo era riluttante ad intervenire repentinamente, questo non lo giustifica, un medico deve spogliarsi dell’uomo che c’è in lui e considerare ogni ammalato alla stessa stregua. Mentre i feriti erano lì moribondi si presentò un carabiniere dall’aspetto nordico biondo a cavallo e infierì su di loro con il calcio del fucile ripetutamente. La gente si accorse con rabbia e sdegno di quell’ignobile azione e si scagliò per linciare quell’infame carabiniere che si sottrasse a stento. Alle ore 17,00 morì con tutti i suoi nobili propositi il vice comandante evista Carmelo Rosano

vedi:

 http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/251136/almanaccu-sicilianu-7/



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