Cèline ti parla da uomo a uomo!

INIVTO ALLA LETTURA

Cèline ti parla da uomo a uomo!

Ho finito proprio in questo istante di leggere le opere di Louis Ferdinad Céline, il dottore Destouches (1894 – 1961), nella sequenza storica biografica e non secondo la produzione dell’Autore, così prima ho letto Morte a credito edito nel 1936 (testo a mia disposizione Ed. Garzanti) e poi Viaggio al termine della notte edito nel 1932 (testo a mia disposizione Ed. Corbaccio). Consiglio di fare altrettanto. Questa lettura è stata una magnifica esperienza, come se Céline si fosse seduto davanti la mia sedia sdraio e mi abbia raccontato tutto, tutto quanto. La sua voce a volte arrivava ad essere pure sgradevole stridula, ma il suo contenuto straordinario. Testimone di un’epoca, di un Viaggio così pieno di emozioni, colori, umanità nuda dove la storia, quella che si studia a scuola, è il terreno sporco pieno di putridume e lui ha camminato a piedi scalzi, prendendone tutte le infezioni del caso e trasmettendole a tutti noi. Parla, ma sfugge al mio sguardo, è rimasto quel bambino cresciuto sotto la campana di gas Passage Choiseul, nel continuo diverbio e incomprensione del padre, laureato e fallito sia come marinaio che come letterario. Céline è quel tipo di uomini che qualsiasi cosa abbiano vissuto rimangono sempre dei bambini, con la loro curiosità, con l’entusiasmo di vivere la vita in maniera gelosa, anche di un dio che può proibire loro una qualsiasi emozione. Se ci fossimo incontrati da bambini avremmo giocato assieme, mi sarei azzuffato per proteggerlo da quelli che cercano proprio questo genere di bambini per picchiarli, così per antipatia congenita. Quindi un oceano di parole, lui in francese io con le mie orecchie tutte siciliane. Bisogna rimanere nel proprio codice linguistico, al di là delle traduzioni, bisogna rimanere nella propria forma mentale per entrare nell’essenza dei significati. Sfugge con lo sguardo, non ha più niente da nascondere, ormai ha confessato tutto e forse anche più, forse difende lo spirito in se, quello non è mercanzia da dare in pasto. Il suo racconto è straordinario perché vi è tutta la ricchezza delle sensazioni riprodotte minuziosamente nella sua ricerca delle espressioni quasi d’antropologo. Uno stile che a primo acchito disarma, poi quando incomincio a sgrassare il mio vissuto borghese allora emerge la “luce”. Céline è una bella botta di letteratura che quando si prende tutto poi non è più lo stesso. Poi non bastano più gli scrittori cronisti che fanno soldi con delle storie raccontate. Per sentire la soddisfazione si ha di bisogno “dei creatori di stile”. Céline ama la vita! Da medico che sente così alto il suo dovere tanto da provare imbarazzo a farsi pagare da un povero che ha bisogno della sua professione. Come si può pensare al vile denaro di fronte un altro uomo che soffre? Céline ama la vita, con tutte le sue brutture, al di là della morale. Cos’è mai la morale in questo viaggio che porta ad un solo capolinea: la morte! Lui se ne sta attimo per attimo a percorrere le sue emozioni, così evitando lo sguardo di Dio, come fa per adesso mentre racconta davanti a me, disegnando con il suo indice della mano destra delle linee, segmenti di rette infinite che non si congiungeranno mai nella sua vita. Però nel mondo dell’Estetica lui dice: “M’ero abbuffato d’infinito.” (Morte a credito – pagina 8). E si, il suo dio se ne sta in disparte, per i fatti suoi, lo lascia libero di fare e a tutti gli altri di questo suo Mondo che è un intero secolo: il Novecento. Chi vuole capire l’essenza del Novecento, allora consiglio di leggere Céline. Il positivismo scientifico è un continuo imbroglio come il concorso “perpetuo” di Courtial, solo per fare soldi, una delusione, una truffa per la povera gente. Come un operaio della fabbrica che è felice perché hanno robotizzato il suo reparto, crede finalmente di potere avere più tempo libero per vivere così la sua vita e invece viene brutalmente licenziato. Questo è il progresso scientifico: una truffa per la povera gente. “Courtial ha commesso un solo errore! Ma fondamentale! Credeva che il mondo fosse in attesa dello spirito per cambiare … Il mondo è cambiato … E’ un fatto! Ma lo spirito non è venuto …”. Questo lui doveva dire e non aggiungere nient’altro. Infine scopri che l’imbroglio è anche nel sistema economico, nella politica di chi ci comanda: la crisi, l’emergenza, tutte invenzioni per fottere il prossimo. Una continua febbre economica da sottomettere qualsiasi animo pronto alla ribellione. Ogni tanto i potenti, i padroni si inventano qualche guerra per potere schiacciare lo spirito di velleità della povera gente  per un mondo migliore e così si rimane in quel luridume perenne, nell’immondizia delle strade, degli uomini coricati a terra come stracci, delle prostitute che non sanno più cosa inventarsi: cocaina, un pene virile e mille malattie dell’anima. Céline è l’eroe e il santo senza un briciolo di eroismo e nemmeno un momento di santità. In questa epoca lo si può essere solo con le sue parole. Quando qualcuno lo tira da una parte e l’altra nella politica, l’offende semplicemente, lui è un anarchico, gli anarchici vivono la loro vita per la vita, lui lo ha fatto in un mare di morte come unica verità, senza affogare, difendendosi con cinismo e meschinità pur rimanendo lucidamente pietoso per i suoi simili. E allora capisco che nel suo, a volte brutale racconto, scopro che quelle prostitute, quei poveri negri colonizzati dalla Società delle Nazioni sono sempre lui, in ogni uomo che ha visto soffrire vi è l’uomo Céline  rivissuti e trasformati in letteratura. Céline mi grida, ad un certo punto, fuori dal racconto: “Sono del partito della vita io!

Chi lo ha criticato che non vi è riscatto per i proletari vale la pena rispondere con TRotskj: “ … la vera rivoluzione di Céline è di tipo espressivo, il suo rivitalizzare tutta la ricchezza e la complessità di una grande cultura”. Io non voglio dilungarmi su questo invito alla lettura ma ecco cosa scrive della guerra: “Mai mi ero sentito così inutile come in mezzo a tutte quelle pallottole e le luci di quel sole. Una immensa, universale presa in giro.” (Viaggio a termine della notte – pagina 19). Questa è la guerra, in questo imbroglio ci cadono solo chi non ha fantasia: “Quando non si ha immaginazione, morire è poca cosa, quando se ne ha morire è troppo.” (Viaggio a termine della notte – pagina 27). Il suo concetto anarchico è puro e incondizionato: “Non si perde gran che quando brucia la casa del padrone.” Tutto il resto è compromesso servile dei partiti politici inventati apposta dai padroni. Ma non voglio tediarvi più del necessario, perdersi di leggere Céline è peccato mortale! Vi sono delle espressioni di grandissima spiritualità e di grandissima Letteratura. Chiudo la copertina del libro, ora ho i due volumi sopra le gambe, li tocco nella loro consistenza, saluto il mio Céline che ricambia accennando nell’aria con la mano qualcosa, sembra forse “un va fan culo” oppure una benedizione, ma o l’uno o l’altro quello che conta averlo conosciuto.

si fosse



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